Prensione palmare e prensione a pinza in svezzamento
Introduzione
Tutti i neo genitori che si informano sull’alimentazione infantile sentono, prima o poi, parlare di prensione palmare e prensione a pinza durante lo svezzamento.
Cosa si intende con i due termini appena chiamati in causa? A che età si manifestano le suddette tipologie di presa?
Per aiutarti a trovare le risposte a queste domande, ho preparato l’articolo che stai iniziando a leggere.
Preceduto da un indice, inserito per consentirti di approfondire il tema nel dettaglio cliccando sui titoli dei vari paragrafi, è basato sui consigli della Dottoressa Federica Dell’Oro, biologa nutrizionista esperta in alimentazione della prima infanzia.
La Dottoressa Dell’Oro è anche autrice del bellissimo videocorso “Autosvezzamento pratico, facile e senza stress”, che puoi trovare alla fine del paragrafo e che ti permetterà di iniziare con tranquillità, entusiasmo e consapevolezza il meraviglioso percorso dell’alimentazione complementare a richiesta del tuo bimbo.
Per maggiori informazioni, se vuoi, puoi venirmi a trovare su Instagram sul profilo @drsilva.com_official. Ora bando alle chiacchiere: è il momento di entrare nel vivo dell’azione.
Prensione palmare: ecco cosa sapere
Iniziamo questo excursus dedicato al tema della prensione palmare e prensione a pinza partendo dalla prima.
Quando ha circa 6 mesi - periodo che, in linea di massima, vede la maturazione dei requisiti psicofisici per partire con l’autosvezzamento - il neonato è in grado di tenere agevolmente un oggetto in una mano e uno nell’altra.
La sua prensione è passata dal poter essere chiamata in causa con il termine “cubito-palmare” a peculiarità che, dagli esperti di motricità infantile, vengono definite “medio-palmari”.
Il piccolo, infatti, è in grado di mantenere gli oggetti tra mignolo, anulare, medio, coinvolgendo ovviamente pure il palmo della mano, che viene chiusa a pugno.
Come ricorda bene la Dottoressa Dell’Oro in questo video e nel capitolo dedicato del videocorso, questo è il periodo durante il quale è importante proporre il taglio sicuro in stick (nel videocorso trovi l’atlante completo con tutti gli altri).
La forma sottile - lo spessore ideale è quello dell’indice di una mano femminile - e allungata consente al bimbo di vedere l’alimento spuntare e di poterlo assaggiare.
Essenziale è considerare anche la giusta consistenza. Facendo l’esempio della carota, ricordo che non può assolutamente essere proposta tagliata a bastoncino cruda, ma va rigorosamente cotta.
Dai 6 agli 8 mesi, dal momento che il bambino fa fatica ad afferrare i pezzetti piccoli di cibo, proporre formati di pasta ridotti non ha senso, a meno che non si ricorra all’ausilio delle posate.
Tornando un attimo al percorso di sviluppo della motricità fine del piccolo rammentiamo che, nel periodo che va dai 7 agli 8 mesi, comincia a entrare in gioco la presa a rastrello.
Alla prensione palmare si aggiungono altre dita e, nel movimento, si apprezza il coinvolgimento anche del gomito e della spalla.
Prensione a pinza: di cosa si tratta?
Proseguiamo il viaggio alla scoperta delle peculiarità di prensione palmare e prensione a pinza - e delle loro implicazioni in autosvezzamento - parlando della seconda delle due tappe.
Lo sviluppo, da parte del bambino, della prensione a pinza può essere considerato uno step nodale nella definizione della motricità fine, una caratteristica che rende unico l’essere umano rispetto al regno animale.
Quando la si chiama in causa, si inquadra la capacità di utilizzare le mani per l’esecuzione di movimenti che, in virtù della coordinazione oculo-manuale e del ricorso indipendente a tutte le dita, sono estremamente precisi.
La motricità fine ha un ruolo di importanza capitale.
Grazie ad essa, infatti, l’essere umano è in grado di svolgere le azioni che gli permettono di sopravvivere, in primis procurarsi il cibo e prendersi cura di sé.
Attorno ai 9 mesi, il piccolo acquisisce la capacità di prendere oggetti di dimensioni ridotte opponendo tra loro il pollice e l’indice, utilizzando per la precisione la falange inferiore del secondo dito (pinza inferiore).
Questa facoltà viene giorno dopo giorno perfezionata e, attorno agli 11 - 12 mesi, si trasforma in presa a pinza vera e propria, caratterizzata dall’unione tra il pollice e la falange superiore del dito indice.
Con il raggiungimento di questa tappa, è possibile iniziare a offrire al bambino pezzetti di cibo più piccoli e meno allungati - il piccolo saprà gestirli autonomamente - senza dimenticare i tagli sicuri.
Cosa prevedono? Come potrai vedere anche nell’atlante dedicato in omaggio con il videocorso, quando subentra la prensione a pinza bisogna tagliare l’alimento inizialmente a bastoncino e, successivamente, a cubetti delle dimensioni di circa 1 centimetro.
Essenziale è evitare di proporre interi alimenti piccoli di forma tonda. Dal momento che il piccolo non è in grado di masticarli, è alto il rischio di soffocamento.
Per quanto riguarda la pasta, un formato perfetto da iniziare a portare in tavola quando avviene il passaggio da prensione palmare a prensione a pinza sono i ditalini, sicuri per i bambini più piccoli ma non certo semplici da afferrare.
Lo stesso si può dire per il cous cous e per cereali come quinoa, miglio e sorgo.