Legumi in svezzamento: a quanti mesi iniziare a offrirli?
Introduzione
Legumi in svezzamento: sì o no? A quanti mesi, in caso, è opportuno iniziare a offrirli? Se ti stai facendo queste domande, sei sulla pagina giusta.
In questo contenuto, che come vedi è preceduto da un indice per darti modo di approfondire i paragrafi che ti interessano di più con un semplice click, ti fornirò le risposte.
Per un approfondimento completo sull’alimentazione complementare a richiesta, c’è il videocorso “Autosvezzamento pratico, facile e senza stress”, curato dalla biologa nutrizionista Dottoressa Federica Dell’Oro, i cui consigli ci faranno da guida nelle prossime righe.
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Legumi: a che mese iniziare a proporli?
I legumi in svezzamento si possono proporre senza problemi. Come ricorda la Dottoressa Dell’Oro in questo video, la Società Italiana di Pediatria (SIP) consiglia di proporli al bambino almeno quattro volte a settimana.
Si possono portare in tavola fin dal sesto mese, periodo che vede, in linea di massima, la maturazione dei requisiti per l’approccio ad alimenti diversi dal latte materno o dalla formula.
Fino ai 12 mesi e anche oltre, è importante proporli decorticati, ossia senza buccia, una parte troppo ricca di fibre.
Questi nutrienti andrebbero, nei primi periodi dell'autosvezzamento, moderati nelle quantità.
La fibra, essendo di bassa densità calorica, può causare, nel bimbo che assume legumi in svezzamento non decorticati, criticità nella crescita ponderale.
La buccia si può eliminare a mano o, in alternativa, aiutarsi con un passaverdure.
Attenzione: non va utilizzato il frullatore. Il motivo? Sminuzza la buccia, ma la mantiene all'interno.
Con il passaverdure, invece, si separano polpa e buccia.
Dopo averli decorticati, i legumi proposti in svezzamento devono essere gestiti in modo da arrivare a consistenze sicure.
Qualche esempio? L'hummus o il legume decorticato schiacciato.
Dall'anno in poi, i legumi più piccoli, per esempio le lenticchie, possono essere proposti interi.
Per quelli grandi, è bene attendere il completamento della dentizione attorno ai due anni e mezzo.
Si consiglia, fino all'anno e mezzo/due anni, di continuare a decorticarli, in particolare se si segue un'alimentazione a prevalenza vegetale.
Quali legumi portare in tavola in svezzamento?
Quando si apre il capitolo dei legumi in svezzamento, sono svariate le opzioni che si possono prendere in considerazione. Ecco le peculiarità e i benefici di alcune fra le più importanti:
- Ceci: ricchi di vitamine del gruppo B e di grassi omega-6, possono essere considerati, oltre che un fonte di proteine, anche un punto di riferimento per ottimizzare l’apporto di carboidrati.
- Fagioli: disponibili in natura in numerose varietà, sono un’ottima fonte di minerali come il potassio, il calcio, nonché ricchi di folati. Rappresentano una valida opzione per soddisfare il fabbisogno di carboidrati complessi del piccolo,
- Lenticchie: legume coltivato fin da tempi molto antichi, sono facili da digerire per il bimbo in svezzamento e rappresentano, per il bimbo in autosvezzamento, una fonte di proteine alternativa alla carne. Sono caratterizzate anche dalla presenza di ferro, ma di tipologia non eme. Ciò vuol dire che, per favorire l’assorbimento da parte dell’organismo, è opportuno associare una fonte di vitamina C.
Da non dimenticare, nell'elenco dei legumi in svezzamento che si possono presentare in tavola, sono anche le fave, la soia, i fagiolini.
In merito alla proposta delle fave, è da citare l'importanza di allertare il pediatra in caso di presenza di casi di anemia emolitica in famiglia. Si tratta di un possibile segnale di favismo.
Interessante è anche il fatto che, fino ad ora, si è parlato di legumi in svezzamento senza fare cenno alla farina che li vede come ingredienti.
La si può usare, per esempio, per preparare una finta frittata (nel videocorso trovi tantissime altre ricette adatte a tutte le stagioni).
Come cucinare i legumi in svezzamento
Dopo aver parlato di legumi in svezzamento nell’ottica delle tempistiche di offerta e aver scoperto che possono essere proposti fin da subito - decorticati, off course - vediamo, invece, come andrebbero cucinati.
Se si ha a che fare con legumi secchi, è cruciale metterli in ammollo per 12 ore minimo.
Attenzione: in questo lasso di tempo, l’acqua va cambiata un paio di volte.
Prima della cottura, da effettuare in una pentola piena di acqua calda, i legumi vanno sciacquati sotto il getto d’acqua fredda.
Si tratta di uno step decisivo per eliminare le tracce di fitati, antinutrienti che hanno il potere di legarsi ai peptidi e ai protidi, andando a impattare, negativamente, sul loro assorbimento da parte dell’organismo (oltre che su quello di minerali come il calcio e lo zinco).
Può capitare - la vita di neo genitore, come ben si sa, è molto complessa - di non avere tempo di cucinare legumi secchi e di aspettare il tempo dell’ammollo.
Vanno bene quelli precotti?
Per le emergenze sì, a patto di porre attenzione dalle dosi di sale e di scegliere, per i legumi in svezzamento, confezioni in vetro e non in lattina, così da prevenire il contatto con gli interferenti endocrini.