falsi miti sull'allattamento al seno

Falsi miti sull'allattamento al seno

Introduzione

Di falsi miti sull’allattamento al seno, purtroppo, ne girano tanti. 


La loro diffusione è aumentata in particolare dopo il boom del latte artificiale, che ha portato alla perdita di parte di quel sapere empirico, tramandato di generazione in generazione, relativo all’allattamento naturale.


In questo articolo, elencherò i principali falsi miti sull’allattamento e li sfaterò uno per uno.


Se ti interessa una visione più completa sul tema di questo contenuto, ti invito a scoprire il videocorso “Al Profumo di Latte”, curato dalla Dottoressa Maria Chiara Alvisi, l’ostetrica del team DrSilva, e disponibile tramite il pulsante che trovi in fondo al paragrafo.


Per contenuti aggiornati quotidianamente e pensati per aiutarti ad accompagnare il tuo piccolo nel suo sviluppo, ti aspetto su Instagram sul profilo @drsilva.com_official.

Bisogna allattare 10 minuti per seno

Dovresti allattare 10 minuti per seno: io ho fatto così ed è andata benissimo”: tutte le mamme, almeno una volta, si sono sentite dare questo consiglio, che fa parte dell’elenco dei falsi miti sull’allattamento al seno.


Perché il parametro sopra menzionato non va considerato una norma? 


Come spiega la Dottoressa Alvisi in questo video, a ogni poppata il bambino svuoterà tutto il seno e, nell’arco della poppata, la composizione del latte cambia.


Si parte con la componente acquosa, per poi dare spazio alle proteine e ai grassi: affinché il piccolo assuma tutti i nutrienti, è cruciale che arrivi alla fine della poppata.


Quanto tempo ci mette? Dipende! Da cosa? Da neonato a neonato, dal momento della giornata, dal periodo della crescita.


Ci sono neonati che, dopo dieci minuti di orologio, si staccano perché succhiano molto voracemente e altri che, invece, ci mettono un’ora.


La regola giusta da seguire è quindi quella dell’ascolto del proprio cucciolo

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Con il capezzolo piatto non si può allattare

Eccoci a parlare di un altro tra i falsi miti sull’allattamento al seno, anch’esso purtroppo molto diffuso.


Non esistono alterazioni anatomiche, sia del seno, sia del capezzolo, che siano proscritte in allattamento.


Un capezzolo piatto o rientrante potrebbe creare delle iniziali difficoltà, tranquillamente superabili con il giusto supporto.


Una volta appurato il fatto di avere i capezzoli piatti - nel video alla fine del paragrafo, la Dottoressa Alvisi spiega bene come capirlo - è opportuno contattare un’ostetrica o una consulente per l’allattamento.


Queste professioniste possono consigliare, per esempio, posizioni che favoriscono l’attacco profondo


Tra queste, rientra la posizione del biological nurturing, della quale parlo nell’articolo che si può leggere qui.


Non bisogna mai dimenticare che, in alcuni casi, oltre al capezzolo piatto possono essere presenti criticità nella suzione da parte del cucciolo.


Queste ultime, causate, per esempio, da contratture a livello mandibolare frutto di mal posizionamenti in utero o dell'utilizzo della ventosa durante il parto, possono essere efficacemente risolte da un osteopata neonatale.

Non si può allattare in gravidanza

Pure in questo caso, l’affermazione che dà il titolo al paragrafo è annoverabile nell’elenco dei falsi miti sull’allattamento al seno.


Premettendo il fatto che l’allattamento al seno è anche un espediente che la natura ha messo in primo piano per distanziare le nascite, è bene ricordare che, se si sta allattando un bimbo di più di un anno, possibile e raccomandato dall’OMS, e si è in gravidanza, si può proseguire senza problemi.


Sia il latte, la cui composizione è influenzata dai cambiamenti ormonali, sia le sensazioni durante l’allattamento potrebbero cambiare durante la gravidanza.


Se la produzione di latte continua a essere buona la mamma ha ancora il desiderio di proseguire il viaggio dell’allattamento al seno, non c’è nessuna controindicazione.


Smontato un altro dei falsi miti sull’allattamento al seno, è importante rammentare che la coesistenza di gravidanza e allattamento al seno può rendere necessario un aumento dell’introito calorico da parte della mamma, così da garantire la produzione di latte.


In questi casi, la cosa giusta da fare è rivolgersi a una nutrizionista specializzata in alimentazione materna. 

Non si può allattare se si ha il raffreddore o se si è malate

La convinzione secondo la quale sarebbe dannoso allattare se si ha il raffreddore o altre infezioni, per esempio alla gola, è un altro dei falsi miti sull’allattamento al seno da sfatare con forza.


Salvo casi rarissimi - che devono essere attenzionati dal medico di fiducia - una mamma può allattare senza problemi da malata.


Con un raffreddore o un’altra problematica a carico delle vie respiratorie, può essere utile indossare una mascherina quando il piccolo è molto vicino, ma non bisogna smettere di allattare.


In questi casi, c’è un motivo in più per continuare ad attaccare il proprio cucciolo, ossia il passaggio degli anticorpi nel latte materno (si parla di una vera e propria vaccinazione passiva).


Quanto appena specificato vale anche per le mamme che risultano positive al SARS-CoV-2.


Con il Covid si può allattare: basta utilizzare dei presidi di protezione individuale come la mascherina. 

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Dopo l'anno, il latte diventa acqua

Mi capita spesso, purtroppo, di incontrare in studio mamme che si sono sentite consigliare di smettere di allattare dopo l’anno del proprio cucciolo perché il latte diventa acqua.


Tra i falsi miti sull’allattamento al seno, questo è uno dei più diffusi e dei più importanti da sfatare.


Come mai? Perché succede esattamente il contrario. 


La meravigliosa fisiologia della lattazione adatta la composizione del latte materno al bambino che cresce.


Il cucciolo, da un lato ha bisogno di maggiori quantità di nutrienti, dall’altro si attacca al seno con minor frequenza e fa poppate più brevi.


L’organismo della mamma risponde a tutto ciò aumentando la concentrazione di nutrienti nel latte, che diventa ancora più prezioso.

Provare dolore durante la poppata è normale


Proseguiamo il nostro viaggio dedicato ai falsi miti sull’allattamento al seno parlando della convinzione, sbagliatissima, che associa al dolore durante la poppata una condizione di normalità.


Non lo è affatto! Se, per esempio, il neonato strizza il capezzolo e provoca dolore alla madre, è il caso di rivolgersi repentinamente a un osteopata specializzato per una valutazione della qualità della suzione.


Questo professionista lavora spesso in team con l’ostetrica che, a sua volta, può consigliare, come già accennato, posizioni che favoriscono un attacco profondo.

Bere birra migliora la produzione di latte

La convinzione, molto diffusa nei decenni passati, secondo la quale bere birra aumenterebbe la produzione di latte va ben oltre i falsi miti sull’allattamento al seno.


In questo caso, infatti, si parla di qualcosa di molto pericoloso per la salute del cucciolo.


Gli alcolici andrebbero evitati in allattamento e non hanno alcun effetto sulla produzione di latte.


In occasioni sporadiche - per esempio una festa di matrimonio - li si può assumere in quantità ridotte.


L’importante è far passare almeno tre ore prima di attaccare il cucciolo al seno.

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