Tutte le mamme hanno latte? La guida con le risposte dell'ostetrica
Introduzione
Tutte le mamme hanno latte? Ecco la classica domanda da un milione di dollari che, di frequente, è al centro dei pensieri delle donne in gravidanza, soprattutto se stanno attendendo il primo figlio.
Se vuoi chiarire le cose in merito, questo articolo, preceduto da un indice per darti la possibilità, se vorrai, di entrare nel vivo delle varie sfaccettature del tema cliccando sui titoli dei vari paragrafi, fa proprio per te!
Per completare le informazioni che troverai, puoi utilizzare come punto di riferimento il videocorso “Al Profumo di Latte”, accessibile dal pulsante alla fine del paragrafo e curato dalla Dottoressa Maria Chiara Alvisi, l’ostetrica del team DrSilva.
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Fisiologia della lattazione
Iniziamo a rispondere alla domanda “Tutte le mamme hanno latte?” specificando che, dopo la nascita del cucciolo e della placenta, a prescindere dal fatto che il parto sia stato naturale, vaginale o cesareo, si concretizza un processo fisiologico che è uguale in tutte le situazioni.
Per comprenderne il fascino, bisogna fare un piccolo passo indietro all’inizio della gravidanza.
La ghiandola mammaria è una delle prime aree del corpo a rispondere ai cambiamenti ormonali tipici dell’inizio della gestazione.
Non a caso, tantissime donne si accorgono della gravidanza ancora prima di vedere il test positivo perché avvertono turgore e tensioni a livello del seno.
Durante la gravidanza, però, il seno non produce latte. Il motivo? La presenza della placenta.
Questo organo portentoso, oltre ad avere il compito di nutrire il piccolo, si occupa pure di favorire la sintesi di ormoni, progesterone in primis, che bloccano la lattazione.
Una volta che, con il secondamento, la placenta nasce, si interrompe anche il blocco appena menzionato.
Il seno può quindi iniziare a rispondere a un meccanismo neuroendocrino totalmente nuovo e, di fatto, iniziare a produrre latte.
Subito dopo la nascita, il cucciolo, attraverso la suzione del capezzolo, entra in contatto con il colostro, che esce in quantità estremamente ridotte in quanto molto piccolo - e non pronto ad accogliere grandi quantità di latte - è lo stomaco del neonato.
Quanto appena specificato è la causa del calo fisiologico di peso che avviene dopo la nascita.
Dopo 3 - 4 giorni in media, il colostro si trasforma in latte di transizione. Nell’arco di circa due settimane, giunge a completamento la formazione del latte maturo.
Queste tempistiche, come appena accennato, sono considerati riferimenti di massima.
La situazione cambia da donna a donna ed è bene rammentare che sono molto rari i casi in cui il ritardo rappresenta un concreto impedimento all’allattamento al seno.
Il processo fisiologico descritto in questo paragrafo è solo il primo passo.
Necessario, infatti, è considerare degli step successivi, basilari perché la produzione di latte aumenti, seguendo il fabbisogno del cucciolo.
Quali sono? Scoprilo nel prossimo paragrafo!

Tutte le donne hanno il latte materno: i fattori che ne favoriscono la produzione
A fornire una risposta all’interrogativo “Tutte le mamme hanno latte?” ci ha pensato, ormai più di dieci anni fa, la consulente professionale IBCLC ed educatrice perinatale Paola Negri, con il libro Tutte le Mamme Hanno il Latte (sì, senza punto di domanda).
Questo testo, rivolto non solo ai neo genitori, ma anche agli operatori sanitari, ai medici e agli educatori, ha lo scopo di riflettere sui fattori che, nel corso del tempo, hanno portato alla riduzione dell’allattamento al seno (in Italia, in media, sono meno del 50% le madri che lo portano avanti dopo i tre mesi del proprio bimbo).
Come già accennato, il processo fisiologico della lattazione deve essere affiancato da alcune buone pratiche, scientificamente provate e fondamentali per poter dire, senza punto interrogativo, che tutte le mamme hanno latte.
Una di queste è il pelle a pelle dopo la nascita - in inglese skin to skin - che deve iniziare il prima possibile.
Come si può leggere in questo articolo, pubblicato nel 2019 e firmato da esperti attivi presso alcune realtà accademiche svedesi - p.e. il Karolinska Institutet di Stoccolma - è stato dimostrato, ormai da decenni, che il contatto pelle a pelle della diade madre-neonato favorisce l’avvio dell’allattamento al seno e il prosieguo dell’allattamento esclusivo.
Nell’articolo, viene citato questo interessante studio risalente al 2010 e condotto da alcuni esperti della Loma Linda University (California).
Studio prospettico di coorte effettuato basandosi sui dati di 19 ospedali, ha portato alla luce una correlazione tra il pelle a pelle precoce nelle prime 3 ore dopo la nascita e l’allattamento al seno esclusivo durante la degenza presso la struttura sanitaria.
Esistono anche altri fattori che permettono di far partire al meglio la cascata neuroendocrina fondamentale per la produzione del latte materno.
Essenziale, oltre al pelle a pelle, è che la neo mamma si trovi in uno spazio intimo e non giudicante.
La risposta alla domanda “Tutte le mamme hanno latte?” è quindi affermativa.
Le eccezioni sono molto rare e riguardano condizioni poco frequenti come la sindrome di Sheehan, necrosi ipofisaria ischemica causata da una forte emorragia durante il parto (si concretizza un danno alla ghiandola alla base del cervello che ha il compito di produrre la prolattina).
Cruciale, in quadri clinici fisiologici, è che vengano curati nell’immediato diversi aspetti.
Uno dei più importanti riguarda la correzione repentina degli eventuali problemi di suzione, argomento del quale parlerò nel prossimo paragrafo.
Tutte le mamme hanno il latte: i vantaggi dell’osteopatia pediatrica per un allattamento sereno
Chiarito il fatto che sì, tutte le mamme hanno latte, è bene soffermarsi su una situazione che, in alcuni casi, può rendere poco sereno l’avvio dell’allattamento al seno.
Di cosa si tratta? Dei problemi di suzione. Come sottolineo in questo video, può capitare che, a causa di un mal posizionamento in utero o di un parto difficile, il piccolo abbia forti contratture a livello del collo e della bocca.
Queste evenienze possono impedire una corretta apertura della bocca.
Le conseguenze? Fatica nell’attaccarsi al capezzolo o, nei frangenti in cui l’attacco avviene, insorgenza di un forte dolore per la mamma (dovuto al fatto che il neonato strizza il capezzolo).
Se ci si accorge, nei primissimi giorni di vita, che mancano i segnali di suzione nutritiva - li puoi scoprire in questo articolo - è opportuno contattare tempestivamente un osteopata neonatale.
Questo professionista, attraverso massaggi specifici e dopo una valutazione approfondita della muscolatura, è in grado di agire migliorando aspetti come l’apertura della bocca.