feto attaccato alla placenta

Placenta: guida completa dell'ostetrica

Introduzione

Se sei in gravidanza e vivi per la prima volta questo viaggio, senza dubbio ti sarai posta domande sulla placenta.


Cos’è la placenta? Quanti tipi di placenta ci sono? In questo articolo, risponderò a questi interrogativi, e non solo.


Scopriremo assieme cos’è la placenta previa, cosa si intende per placenta anteriore, bassa e posteriore e cosa è il distacco.


Il contenuto, come vedi, è preceduto da un indice, inserito per permetterti di approfondire le varie sfaccettature con un semplice click sui titoli dei paragrafi che ti interessano.


Per un percorso di accompagnamento completo e pratico verso la nascita, ti consiglio il videocorso preparto della Dottoressa Maria Chiara Alvisi, l’ostetrica dell’equipe DrSilva.


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Cos'è la placenta?

La placenta è un organo temporaneo o deciduo


Questa seconda definizione indica il fatto che, una volta terminata la sua funzione, si separa dal resto del corpo.


Si forma nell’utero materno nel corso della gravidanza e la sua funzione è quella di nutrire il feto, così da sostenerlo al meglio nel corso della sua crescita.


Quando la si chiama in causa, è necessario ricordare che ha origine sia dalla madre, a partire da modificazioni che riguardano l’endometrio, sia dall’embrione.


La parte della placenta di origine embrionale sono i villi coriali, il cui compito è l’assorbimento, dal circolo ematico materno, di ossigeno e altri nutrimenti, con conseguente cessione di anidride carbonica al corpo materno.


Una volta assolte le sue funzioni, delle quali parleremo dettagliatamente nel prossimo paragrafo, durante la gravidanza, la placenta viene espulsa tramite il secondamento.


Cosa succede alla placenta dopo il parto


Nella maggior parte dei casi, viene espulsa, nel già citato momento del secondamento, dopo più o meno mezz'ora dall'arrivo nel mondo del cucciolo e in maniera naturale.


Tramite contrazioni meno intense rispetto a quelle del travaglio, i cotiledoni, ossia i vasi sanguigni che tengono la placenta ancorata all'utero, si staccano dalle pareti dello stesso.


Avviene così l'espulsione della placenta e degli annessi fetali.

placenta

Come e quando si forma

La formazione della placenta inizia quando, dopo circa sette giorni dal concepimento, la blastocisti, ossia lo stadio più avanzato dello sviluppo embrionale, inizia a penetrare nell’endometrio.


Passati, in linea di massima, ulteriori 6 giorni, la blastocisti viene avvolta dall’endometrio stesso, andando avanti, giorno dopo giorno, nel suo sviluppo.


In questa fase, iniziano a formarsi, a partire da alcune cellule embrionali, i villi coriali. Anch’essi penetrano nell’endometrio e sono interessati dalla creazioni di ramificazioni sempre nuove e più complesse, che danno origine alla placenta.


Attorno alla dodicesima settimana di gravidanza, la placenta è in grado di assolvere a pieno le sue funzioni di nutrimento del feto (dal punto di vista medico, non si parla più di embrione). 


Queste ultime spettavano prima al sacco vitellinomembrana extraembrionale visibile già dall’inizio della gravidanza e alleato imprescindibile nella formazione delle cellule ematiche del cucciolo, nonché di quelle germinali.


Il sacco vitellino arresta la sua crescita attorno alla decima settimana, per scomparire verso la dodicesima.


A questo punto della gravidanza, la placenta continua a crescere e arriva a raggiungere, quando la mamma è vicina al parto, un peso compreso fra 500 e 600 grammi.


Il suo diametro a fine gravidanza, invece, si aggira tra i 20 e i 30 centimetri, mentre lo spessore, più consistente al centro, è di circa 4.

Le straordinarie funzioni della placenta

Dopo aver visto cos’è e come e quando si forma, vediamo un attimo, nel dettaglio, quali sono le funzioni della placenta.


La sua principale finalità è quella di sovrintendere agli scambi di natura metabolica e gassosa tra il sangue della mamma e quello del cucciolo.


La comunicazione tra il feto in crescita e la placenta è possibile grazie al cordone ombelicale.


Anche il corpo della mamma “comunica” con la placenta


In che modo? Tramite delle sacche piene di materiale ematico tecnicamente note come lacune, che sono in contatto con i villi coriali.


Chiarita questa doverosa premessa, possiamo entrare nel vivo delle altre funzioni della placenta.

funzioni della placenta

Apporto di ossigeno al feto

La placenta, tra i suoi compiti, ha quello di fornire ossigeno al feto e di eliminare l’anidride carbonica.


Decisivo per la diffusione di entrambi è lo strato di cellule, estremamente sottile, che si trova tra i villi coriali e il sangue della mamma.

Depurazione

Nel corso della vita intrauterina, le funzioni di depurazione svolte dai reni spettano alla placenta.


Lo stesso si può dire per l’omeostasi, ossia la capacità, propria di un organismo, di regolare il suo ambiente interno a prescindere da come varia quello esterno.

Passaggio di nutrienti al feto


La placenta, essendo permeabile da parte di numerose sostanze nutritive presenti nel circolo ematico materno - dalle proteine fino ai trigliceridi, al glucosio e a diverse vitamine, giusto per citare alcune delle alternative - è in grado di procurarle al cucciolo in crescita.

Funzione immunitaria

Grazie a un processo tecnicamente noto come endocitosi, circostanza che vede le cellule, attraverso la membrana plasmatica, inglobare molecole o altri corpi presenti nello spazio extracellulare, la placenta permette il passaggio degli anticorpi.


Risulta altresì in grado di impedire quello di alcuni organismi patogeni (tra le eccezioni, è possibile includere il protozoo che provoca la toxoplasmosi). 

Funzione endocrina

Fin dal principio del suo percorso di crescita, la placenta secerne l’ormone noto come gonadotropina corionica umana - la sua frazione beta è d’interesse nei casi in cui si ha la necessità di rilevare per la prima volta, attraverso un test urinario o del sangue, l’inizio della gravidanza - che ha il compito di sostenere la sintesi del progesterone da parte del corpo luteo.


Più o meno verso la settima settimana di gestazione, la placenta è in grado di sintetizzare autonomamente tutto il progesterone necessario.


Si apprezza quindi la degenerazione del corpo luteo e la progressiva riduzione dei livelli di hCG.

Funzione protettiva

La placenta protegge, impedendone il passaggio, il feto da diverse sostanze dannose, ma non da tutte.


Tra quelle contro le quali non è in grado di fungere da barriera ricordiamo la nicotina, altri agenti cancerogeni che si trovano nelle sigarette, l’alcol, droghe come la cocaina.

La localizzazione della placenta

A seconda di dove si impianta l’embrione, la placenta può avere diverse localizzazioni. Ecco quali:

  • Posteriore: in questo caso, la placenta è rivolta, come sottolinea la Dottoressa Alvisi in questo video, verso la colonna vertebrale della mamma;
  • fundica (a livello della parete superiore dell’utero);
  • anteriore, ossia che “guarda” la pancia della mamma;
  • laterale destra o sinistra.

Esistono anche diverse posizioni intermedie. Quello che conta, è che la placenta si trovi al di sopra del cucciolo. 


Nelle circostanze in cui, a seguito dell’impianto dell’embrione in corrispondenza del segmento inferiore dell’utero, è possibile avere a che fare con la placenta bassa o con la placenta previa.


Nel primo caso, si parla di una placenta vicina all’orifizio inferiore dell’utero. 


L’evenienza non desta immediata preoccupazione in quanto, posizionandosi cefalico, può capitare che il cucciolo sposti la placenta lateralmente


Nel secondo, molto diverso e considerato critico, la placenta copre parzialmente o totalmente l’orifizio uterino inferiore.

Placenta previa: cause e cosa si rischia

Favorita da fattori di rischio come pregresse gravidanze con il medesimo problema, il taglio cesareo, il fumo, la gravidanza insorta a seguito di tecniche di fecondazione assistita, l’età materna sopra i 35 anni - giusto per citarne alcuni - la placenta previa è una condizione degna di attenzione medica.


Con la placenta previa si rischia, infatti, che con la partenza del travaglio e la dilatazione del collo dell'utero, l’organo perda il suo ancoraggio, togliendo nutrimento al cucciolo e mettendone a forte rischio la sopravvivenza.


Ecco perché, in caso di diagnosi certa di placenta previa, che viene posta generalmente dopo la 32esima settimana, si procede con il taglio cesareo.


L’intervento viene effettuato un po’ prima della scadenza delle 40 settimane, onde evitare che la gravidanza raggiunga il periodo in cui la placenta non è più in grado di assolvere al meglio le sue funzioni o che possa partire il travaglio naturalmente.

placenta previa

Distacco di placenta: cosa succede e come si cura

Il distacco di placenta è un’altra situazione preoccupante, vera e propria emergenza ostetrica, che si verifica quando la placenta si stacca prematuramente dalla parete uterina.


Evenienza rara che riguarda gravidanze già problematiche - tra i fattori di rischio è possibile includere l’elevata età anagrafica materna e i quadri di ipertensione - si manifesta, in acuto, con l’insorgenza di dolore improvviso, localizzato e costante.

Per intenderci, non è il dolore delle contrazioni, che va e viene e che riguarda tutto l’utero. 


Sempre nei casi in cui il distacco di placenta è acuto, si possono notare delle perdite di sangue.


Bisogna recarsi tempestivamente in pronto soccorso ostetrico, dove il personale sanitario si occupa, tra le varie cose, di monitorare il cuore del cucciolo, di effettuare l’emocromo alla mamma e di eseguire l’ecografia pelvica.


In caso di gravidanza a termine, tracciato con criticità e quadro materno di instabilità emodinamica, si procede con il cesareo d’urgenza.


Nelle situazioni in cui il quadro emodinamico è stabile e così il tracciato cardiotocografico del cucciolo, si può tentare la strada del parto vaginale (ovviamente non devono essere presenti controindicazioni come la placenta previa).


L’ospedalizzazione della gestante, con conseguente osservazione, è indicata in caso di gravidanza che non ha raggiunto il termine, di presenza di sanguinamento non rischioso per l’incolumità di madre e feto e di tracciato cardiotocografico regolare.

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