Paure e luoghi comuni sull'autosvezzamento

Paure e luoghi comuni sull'autosvezzamento

Introduzione

Paure e luoghi comuni sull’autosvezzamento: per i neo genitori, quasi sempre, queste immagini sono all’ordine del giorno.


Dell’argomento autosvezzamento si parla tanto negli ultimi anni. Purtroppo, però, non sempre viene spiegato bene ai genitori come iniziare il percorso in questione.


Per aiutarti a chiarire le idee, ho preparato l’articolo che puoi leggere nelle prossime righe. 


Come puoi vedere, ho incluso anche un indice. 


L’ho inserito per agevolare la tua lettura e per darti modo, se vorrai, di approfondire le sfaccettature specifiche del tema semplicemente cliccando sui titoli dei paragrafi.


Per maggiori informazioni, puoi sempre venirmi a trovare su Instagram sul profilo @drsilva.com_official


Adesso non mi rimane che augurarti una buona lettura: si entra nel vivo dell’azione avendo come guida i consigli della Dottoressa Federica Dell’Oro, biologa nutrizionista e autrice del videocorso “Autosvezzamento pratico, facile e senza stress” che puoi trovare alla fine del paragrafo.

Cos'è lo svezzamento?

Prima di entrare nel vivo dell’universo delle paure e luoghi comuni sull’autosvezzamento, è importante avere bene chiaro dell’argomento di cui si parla.


Per amor di precisione, ricordo l’importanza di fare un passo ulteriore, ossia capire cos’è lo svezzamento.


Il termine che ho appena menzionato, che è generico e tra poco vedremo come mai, indica il passaggio graduale da uno schema alimentare contraddistinto dall’esclusiva assunzione di latte materno e/o formulato a uno che, invece, comprende anche altri cibi. 


Questi ultimi possono essere sia liquidi, sia solidi.


Attenzione: come specifica chiaramente la Dottoressa Dell’Oro nel suo videocorso, con svezzamento non si inquadra un sinonimo del termine “slattamento”. 


Il processo, graduale, vede il latte materno o la formula, che rimane, per il primo anno almeno, la principale fonte di nutrimento del cucciolo, venire affiancato da altri cibi.


Per esprimersi in maniera davvero corretta, bisognerebbe utilizzare l’espressione “alimentazione complementare”. 


Sui requisiti per iniziarla, mi sono soffermato dettagliatamente in questo articolo.


L’alimentazione complementare ideale dovrebbe essere a richiesta, con il neonato che decide quali cibi assumere e in quali quantità.


Il caregiver non deve assolutamente ingozzarlo solo perché il piccolo va nutrito.


Con l’espressione “alimentazione complementare a richiesta”, si chiama in causa quello che, secondo gli esperti, è il modo giusto per definire tecnicamente l’autosvezzamento.

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Cos'è l'autosvezzamento?

Il termine “autosvezzamento” prende ispirazione dall’espressione anglosassone baby-led weaning. A utiizzarlo per la prima volta in Italia è stato il pediatra umbro Lucio Piermarini.


La sopra citata espressione anglosassone, che può essere resa in italiano con la frase “svezzamento guidato dal bambino”, permette di capire chiaramente l’importanza di dare fiducia al proprio piccolo.


Il caregiver adulto ha un ruolo marginale: come appena detto, deve fidarsi del neonato, delle sue competenze e capacità innata di autoregolazione.


La persona che si prende cura del piccolo deve limitarsi a osservarlo nel tempo, attendendo che sia pronto al momento dell’introduzione degli alimenti solidi.


Sarà lui, ribadisco, a guidare nel processo della loro inclusione nella quotidianità alimentare. 


L’adulto deve supervisionare e proporre schemi alimentari salubri e all'insegna della varietà.


Ovviamente non vanno dimenticati i tagli sicuri e le consistenze adeguate.


Dopo aver chiarito di cosa si parla quando si utilizzano i termini “svezzamento” e “autosvezzamento”, possiamo aprire la parentesi delle paure, dei luoghi comuni e dei dubbi sull’alimentazione complementare a richiesta.


Come prevenire il soffocamento

“Non voglio considerare l’autosvezzamento perché con i cibi solidi il mio bambino rischierebbe di soffocare”: in questa frase, è racchiuso uno dei principali luoghi comuni sull’alimentazione complementare a richiesta.


L’adulto, in questo caso, ha dalla sua parte due strategie preventive, conosciute come primaria e secondaria.

Prevenzione primaria del soffocamento in età pediatrica

Quando si parla di paure e luoghi comuni sull’autosvezzamento, per sfatarli e rassicurare i neo genitori è fondamentale aprire il capitolo della prevenzione primaria del soffocamento in età pediatrica.


Approfondirlo vuol dire discutere di consistenze adeguate e tagli sicuri. Il bambino deve essere in grado di masticare, anche con le sole gengive molari, i cibi che gli vengono offerti. 


Per avere tutte le garanzie in merito, l’adulto può fare la prova lingua - palato, oppure vedere se si schiacciano con le dita.


In merito ai tagli sicuri, spiegati in maniera molto chiara dalla Dottoressa Dell’Oro nel suo videocorso, faccio presente che la forma ideale è quella allungata, affine al medio della mano, non troppo grande, di un adulto (quella della mamma può essere un buon parametro).


Con questi tagli e consistenze affini a quella della zucchina lessa o della banana schiacciata, si riesce agevolmente a prevenire il soffocamento e a fare in modo che il piccolo inizi a masticare e a deglutire correttamente.


Un altro punto di grande importanza quando si parla della prevenzione del soffocamento in autosvezzamento riguarda la differenza rispetto al GAG Reflex, ossia il riflesso faringeo.


Quando lo si chiama in causa, si inquadra un riflesso innato che fa la sua comparsa nel momento in cui un cibo solido o semi solido arriva troppo velocemente in fondo alla bocca.


In questi casi, la faringe si chiude e insorge un conato che è fonte di grande paura per i neo genitori.


Il GAG Reflex ha uno scopo protettivo: si innesca per evitare che pezzi di cibo di dimensioni eccessive si instradino verso percorsi non fisiologici. 


Dal momento che vengono "riportati avanti", il cucciolo ha modo di masticarli adeguatamente.


Il conato sopra citato rare volte viene seguito da veri e propri episodi di vomito. I neo genitori spesso si preoccupano, ma non c’è alcun motivo.


Dopo 3, massimo 5 secondi, infatti, la situazione torna normale.


Il GAG Reflex, che insorge spesso quando il piccolo vive i suoi primi approcci con i cibi di consistenza solida e disomogenea, non deve far paura per due motivi:

  • Se il caregiver adulto propone consistenze gestibili dal piccolo e tagli sicuri, non c’è rischio di soffocamento;

  • Il piccolo vive delle emozioni degli adulti che si prendono cura di lui. Vederli impauriti e preoccupati vuol dire, per lui, vivere in maniera molto meno serena un percorso avente un ruolo decisivo per la sua crescita.

Altre due cose non importanti, di più: lo svezzamento tradizionale non è una via per evitare il GAG Reflex, ma per posticiparlo. 


Il riflesso faringeo, particolarmente marcato fra i 6 e i 7 mesi, tende a scomparire quando il piccolo inizia ad acquisire esperienza nella gestione di diverse consistenze.

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Prevenzione secondaria

La prevenzione secondaria del soffocamento in età pediatrica vede in primo piano la conoscenza delle manovre di disostruzione. 


Tutti i caregiver del bambino, dai genitori alla tata, fino ai nonni, dovrebbero seguire un corso ad hoc


In fondo al paragrafo, trovi quello video curato dalla Dottoressa Pilar Nannini, la pediatra del team DrSilva.


La padronanza delle manovre di disostruzione pediatrica è solo il primo passo. Essenziale, ribadisco, è anche la supervisione.


Il cucciolo non deve mai e poi mai mangiare da solo. Durante il pasto non si gioca, non si salta, non si guardano schermi. 


Inoltre, non bisogna mai far mangiare il bambino mentre ci si trova sulla macchina in movimento.

L'autoregolazione innata del neonato

Parlare di paure e luoghi comuni sull’autosvezzamento vuol dire citare un’altra convinzione sbagliata molto diffusa. 


Quale di preciso? La credenza secondo la quale, scegliendo l’alimentazione complementare a richiesta, il piccolo non riesca a regolarsi adeguatamente dal punto di vista delle quantità.


Premetto una cosa prima di sfatare il falso mito: il latte materno o formulato, per il primo anno di vita, rimane l’alimento principale nella dieta del bambino. 


Ad esso si può tranquillamente fare di riferimento in caso di difficoltà nell’assunzione di cibi solidi.


Chiarito questo aspetto faccio presente che sì, all’inizio dello svezzamento tradizionale le porzioni sono più grandi.


Il motivo è presto spiegato: in molti casi, la pappa ha lo scopo di sostituire una poppata, quasi sempre quella di pranzo.


Nei casi in cui, invece, si segue la strada dell’autosvezzamento, gli assaggi di cibo solido rappresentano un’integrazione al latte di mamma o a quello formulato.


Se si propongono pasti vari e bilanciati e se i genitori, il principale esempio per il piccolo, seguono una dieta salutare, le quantità non devono causare preoccupazione.


Non bisogna infatti dimenticare che i piccoli hanno un’autoregolazione spiccata rispetto agli adulti.


Noi, a causa dello stress, perdiamo spesso la capacità di entrare in contatto con i segnali di fame e sazietà e di interpretarli nel modo giusto.


Se il neonato viene nutrito e imboccato con le pappe, approcciarsi ad essi diventa ostico anche per lui.


La cosa giusta da fare è quindi dargli fiducia e non dimenticare che il proprio cucciolo è perfettamente capace di autoregolarsi.

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Pasti completi in autosvezzamento

Proseguendo con l’elenco delle paure e luoghi comuni sull'autosvezzamento, citiamo il pensiero, sbagliato, di chi è convinto che, con l’alimentazione complementare a richiesta, sia impossibile proporre pasti completi al cucciolo.


Piccolo spoiler: all’inizio del percorso dell’autosvezzamento, i pasti non sono completi e va benissimo così.


Il neonato parte mangiando qualche fusillo o un pezzetto di broccolo? Tutto nella norma!


Per noi adulti il singolo fusillo è poco, su questo non ci sono dubbi.


Il cucciolo, che lo manipola, lo mastica, lo deglutisce e magari sperimenta anche il riflesso faringeo, ha compiuto, invece, uno sforzo immane.


Per fare un paragone che ha senso, ricordiamo che è come se un adulto avesse fatto un’ora di CrossFit.


Nell’arco di pochissimo, anche una sola settimana, il neonato amplia notevolmente la sua finestra di sapori.


Quando gli assaggi inizieranno a diventare consistenti e arriveranno a formare un pasto completo, si potrà iniziare a riflettere concretamente sull’equilibrio fra i nutrienti proposti al proprio bimbo.

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