Paracapezzoli d'argento e coppette d'argento: sono davvero utili?
Introduzione
Tutte le mamme che allattano al seno, almeno una volta si sono sentite proporre i paracapezzoli d’argento o le coppette d’argento.
Sono realmente utili? Se ti stai ponendo questa domanda, il contenuto che troverai nelle prossime righe fa per te.
Leggendolo, scoprirai a cosa servono i paracapezzoli d’argento, ma anche tante altre dritte per vivere l’allattamento all’insegna della serenità.
Per approfondire ulteriormente il tema, puoi prendere come riferimento il videocorso “Nascere e Rinascere Madre”, curato personalmente dalla Dottoressa Maria Chiara Alvisi, l’ostetrica del team DrSilva.
Se, invece, sei alla ricerca di consigli su come accompagnare al meglio il tuo cucciolo durante lo sviluppo motorio, puoi venirmi a trovare sul profilo Instagram @drsilva.com_official.
Paracapezzoli in argento: cosa sono?
I paracapezzoli d’argento sono coppette di forma anatomica che si posizionano sul capezzolo.
Disponibili in diverse taglie - si possono acquistare anche in versione XL, per le mamme che hanno un’areola di dimensioni importanti - sono realizzati in argento 925 o 935 e sono privi di metalli che, come il nichel, possono causare allergie.
Come usare i paracapezzoli d'argento?
Usare i paracapezzoli d’argento è molto semplice. Basta, una volta terminata la poppata, applicarli sul capezzolo, inserendoli nel reggiseno.
I paracapezzoli d'argento possono essere lavati ricorrendo al sapone neutro.
A cosa servono i paracapezzoli d'argento?
Senza dubbio, ti sarai chiesta almeno una volta a cosa servono questi famosi paracapezzoli d’argento.
Il loro impiego è legato alla credenza secondo la quale l’argento avrebbe efficacia cicatrizzante.
In particolare, sarebbero in grado di aiutare nella guarigione delle ragadi, evenienze che rappresentano una delle principali problematiche di suzione in allattamento e che, come ricordo qui, altro non sono che delle ferite a livello del capezzolo.
Cosa serve a una ferita per guarire? Respirare, stare a contatto con l’aria, cosa ovviamente impossibile nel momento in cui si mette, di fatto, un tappo e si crea un ambiente dominato dall’umidità (è normalissimo, soprattutto all’inizio dell’allattamento, perdere qualche goccia di latte).
L’efficacia dei paracapezzoli d’argento dal punto di vista della cicatrizzazione delle ragadi è stata dimostrata solo dal punto di vista aneddotico.
Non si parla, di riflesso, di un rimedio scientificamente provato.
Quanto tempo tenere le coppette argento e come eliminarle?
Ribadendo il fatto che le ragadi si trattano lasciando il seno all’aria e spremendo qualche goccia di latte da spalmare sul capezzolo, ricordo che i paracapezzoli d’argento si possono indossare, ma sporadicamente.
Se li si indossa per tutta la giornata, come evidenziato in questo video dalla Dottoressa Alvisi il rischio è quello di rallentare, se presenti, la guarigione delle ragadi.
Per dire loro addio, oltre agli accorgimenti citati nelle righe precedenti è importante l’aiuto dell’osteopata neonatale che, dopo una valutazione preliminare della qualità della suzione, risolve le eventuali contratture presenti in zone come la mandibola e il collo.
In questo modo, il cucciolo si attaccherà senza causare dolore e ragadi alla mamma e sarà possibile mettere definitivamente da parte il pensiero dei paracapezzoli d’argento.
Nel video qui sotto, puoi vedere una testimonianza di come le sedute osteopatiche possano rivelarsi decisive per l’ottimizzazione dell’attacco al seno e l’eliminazione delle ragadi.
Cosa sono le coppette assorbilatte?
Diverse dai paracapezzoli d’argento sono le coppette assorbilatte, che vengono usate nei casi, come già detto frequenti, in cui il seno gocciola.
Può capitare quando il cucciolo piange, tra una poppata e l’altra, ma anche quando il neonato è attaccato a un seno e l’altro è libero.
Il ricorso alle coppette assorbilatte, per un motivo simile, è problematico esattamente come l’utilizzo dei paracapezzoli d’argento.
In questo caso, la criticità è dovuta al fatto che le coppette assorbilatte sono realizzate in materiali sintetici.
Impediscono quindi alla cute dei capezzoli di respirare, causando la creazione di uno strato umido che non è certo il massimo in allattamento.
Nei casi in cui si ha una buona produzione di latte, il consiglio è quello di utilizzare le conchiglie raccoglilatte.
Realizzate in materiali biocompatibili come il silicone, permettono di raccogliere il latte in eccesso - ogni goccia di latte di mamma, non dimentichiamolo mai, deve essere preservata - e hanno il vantaggio di essere areate.
Permettono così al capezzolo di respirare, con conseguente prevenzione delle infezioni.
Se proprio non si hanno a disposizione le conchiglie raccoglilatte, si possono inserire nel reggiseno un paio di fazzoletti in seta - sì, quelli della nonna che si usavano una volta - che assorbiranno meno, andranno cambiati più frequentemente ma consentiranno al capezzolo di respirare.