co-sleeping di affiancamento

Co Sleeping: dormire o non dormire con il piccolo?

“Non dormire con il tuo bimbo che dopo lo vizi”, “se dormi con lui vicino si sveglia meno spesso”. Quante volte le mamme e i papà si sono sentiti dire frasi di questo tipo in merito al co-sleeping con il loro piccolo, ma cosa è più giusto fare? È meglio dormire o no con il proprio bambino?

Ti rispondo in questo articolo!

Cos’è il co-sleeping?

Per co-sleeping si intende dormire vicino al proprio bambino e può essere di diverse tipologie:

  • Co-sleeping separato: in questa modalità, il bambino ha il suo letto o culla nella stessa stanza dei genitori, ma i letti sono separati. Dunque, i genitori riescono ad intervenire non appena il piccolo si sveglia o piange senza una stretta vicinanza con il bimbo.
  • Co-sleeping diretto: in questo caso, il bambino condivide effettivamente lo stesso letto con uno o entrambi i genitori. Il bed-sharing può consentire un contatto fisico costante durante il sonno, favorendo l'allattamento al seno e il legame emotivo, ma con diversi rischi in fatto di sicurezza.
  • Co-sleeping di affiancamento: quando vengono utilizzate culle next-to-me o lettini attaccati al lettone dei genitori, si sta praticando questo tipo di co-sleeping. Ha gli stessi punti a favore di quello diretto, ma permette al piccolo di dormire in uno spazio separato e quindi più sicuro.
  • Co-sleeping temporaneo: si intende temporaneo perché viene fatto solo in alcuni momenti (allattamento, addormentamento o per calmare il piccolo) e dopo il piccolo viene portato nel suo lettino. È molto utilizzato quando si cerca di abituare il bambino a dormire nel proprio letto.

Dormire con il neonato: vantaggi

Sebbene in oriente il co-sleeping sia una pratica assolutamente normale, qui in occidente viene ancora spesso valutata come errata. Questo perché si cerca di rendere il piccolo più autonomo possibile nel più breve tempo, seguendo i ritmi veloci e pressanti della vita quotidiana.


Il co-sleeping non significa viziare il bambino, ma assecondare il suo bisogno fisiologico di vicinanza con la propria mamma. Infatti, in natura i piccoli hanno una totale dipendenza dalla loro mamma per l’istinto di sopravvivenza. I cuccioli non hanno modo di proteggersi, non conoscono tutto quello che li circonda; quindi, cercano il sostegno e la vicinanza dei genitori per sentirsi al sicuro anche e soprattutto nel sonno.


Ecco i principali benefici, riconosciuti anche dalla scienza:

co-sleeping con la mamma

Promozione dell'allattamento al seno:

Uno studio pubblicato sulla rivista "Pediatrics" ha evidenziato che il co-sleeping può favorire l'allattamento al seno. Infatti, la vicinanza fisica tra madre e il suo piccolo durante il sonno facilita l’allattamento su richiesta e la produzione di ossitocina. Inoltre, la mamma riesce a dormire di più.

Stabilizzazione dei ritmi cardiaci e respiratori:

Secondo uno studio condotto da Ball e Hooker ("Parent-infant bed-sharing behavior: effects of feeding type, and presence of father"), il co-sleeping può contribuire a stabilizzare i ritmi cardiaci e respiratori del neonato, poiché la presenza dei genitori può influenzare positivamente questi parametri.

Rafforzamento del legame genitore-bambino:

Alcuni studi hanno sottolineato come il co-sleeping possa contribuire a rafforzare il legame emotivo tra genitori e bambino grazie alla vicinanza costante.

Riduzione dell'ansia nei bambini:

Soprattutto intorno al 9° mese il bambino sperimenta l’ansia da separazione, uno dei motivi della regressione del sonno di questo periodo. La vicinanza con i genitori aiuta il piccolo a sentire meno quest’ansia e dormire meglio e con meno risvegli.

Autonomia

Si è notato che più viene accolto e assecondato il bisogno di dipendenza del piccolo, il bambino raggiungerà l’autonomia nel sonno più velocemente. È importante però chiarire che l’ansia da distacco è fisiologica fino ai 3 anni. Infatti, solitamente i bambini iniziano a dormire da soli la notte intorno ai 3-5 anni.

Riduzione rischio SIDS

È stato riscontrato che il co-sleeping contrasti il rischio di SIDS se praticato in modo corretto in quanto la vicinanza con i genitori porterebbe il bambino a rimanere per più tempo in una fase di sonno leggero. Infatti, la SIDS sembra verificarsi nella fase di sonno profondo del piccolo.

Ci sono rischi nel co-sleeping?

Il co-sleeping nella forma di bad sharing ha i seguenti potenziali rischi:

  • Soffocamento: questo può accadere sia se il bambino viene coperto da trapunte e lenzuoli, sia in caso il genitore si posizioni in modo accidentale sopra il piccolo. Purtroppo, non è un avvenimento così raro e diventa molto più probabile in caso di alcol e droghe da parte dei genitori.
  • Cadute dal letto: questo rischio può essere eliminato assicurandosi di utilizzare barriere per il letto adatte;
  • SIDS: condividere il letto con il piccolo aumenta di 5 volte la possibilità di SIDS se non praticato in modo sicuro;
  • Disturbo del sonno: quando si diventa mamma si acquisisce anche una sensibilità maggiore a suoni e movimenti soprattutto durante il sonno. Questo può portare la mamma a svegliarsi molto più spesso ogni volta che il piccolo fa qualche rumore o si muove;
  • Mancanza di privacy per i genitori: la nascita di un bimbo porta nuove bellissime emozioni per i genitori, ma anche la necessità di trovare nuovi equilibri. Il rapporto di coppia cambia e la privacy non è sempre così facile da trovare soprattutto quando si pratica il co-sleeping.

Co-sleeping e bed sharing non sono sinonimi

Tutti i rischi relativi alla sicurezza del bambino di cui abbiamo parlato fanno riferimento al bed sharing. Infatti, rappresenta una forma di co-sleeping non sicura proprio per questi fattori di rischio.


Purtroppo, spesso questi termini vengono utilizzati come sinonimi e da questo errore nasce la paura dei genitori a praticare il co-sleeping fin dai primi giorni di vita del piccolo. Come abbiamo visto, dormire con il neonato ha importanti benefici e può essere praticato in modo sicuro come potrai leggere nel prossimo capitolo.


Il bed sharing non è sinonimo di nanna sicura anche nei casi in cui sono presenti più di due persone nel letto o quando si ha a che fare con un neonato prematuro, venuto al mondo con un peso inferiore a 2,5 kg.

bed sharing

Come fare co-sleeping in modo sicuro

Il co-sleeping più sicuro è quello di affiancamento che permette al piccolo e alla mamma di favorire di tutti i benefici della vicinanza per l’allattamento e il sonno, ma in modo sicuro. Infatti, posizionando una culla next-to-me o un lettino senza sponda nel lato di fianco del lettone, consentirà alla mamma di allattare comodamente il piccolo da distesa e calmare subito il piccolo con il suo tocco nei risvegli fisiologici. Inoltre, asseconderà il bisogno di dipendenza del piccolo.

Fino a che età?

Ma fino a quando fare co-sleeping?


Le linee guida consigliano il co-sleeping sicuro, ovvero la condivisione della stessa stanza con lettino vicino o meno al lettone almeno fino ai 12 mesi.


Come sappiamo ogni bambino è diverso e ha i suoi tempi. È possibile iniziare a proporre il lettino montessoriano al proprio bimbo intorno all’anno, ma prestando attenzione e ascolto alle sue richieste. Se il piccolo rimane solo poco tempo o al primo risveglio chiede di venire nel lettone o viene autonomamente, potete prevedere un lettino o materasso ai piedi del letto per assecondarlo. I risvegli fisiologici e l’ansia da separazione che porta il piccolo a cercare la vicinanza dei genitori diminuiranno con il tempo. Solitamente, i bambini iniziano a dormire tutta la notte nel loro letto intorno ai 3/5 anni.


Conclusioni

Il co-sleeping ha davvero importanti vantaggi sia per l’allattamento che per lo sviluppo e indipendenza del piccolo. Per praticarlo in scurezza potrai trovare tutti i consigli e le raccomandazioni della pediatra Dott.ssa Pilar Nannini per ridurre il rischio della temuta Sindrome della morte in culla nel videocorso “nanna sicura e sicurezza del bambino in casa”. Inoltre, scoprirai come rendere sicuro l’ambiente domestico e tutte le accortezze da mettere in pratica.

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